Il dado, la farfalla e il fotone

Dio che gioca a dadi, farfalle che scatenano uragani e Sapiens che sussurrano alle particelle: le tre facce della probabilità
C’è chi lancia i dadi, chi osserva le stelle e chi, inevitabilmente, tira fuori la fisica quantistica per spiegare perché il vicino di casa non ti saluta. Spoiler: nella maggior parte dei casi è un problema di parcheggio, non di sovrapposizione di stati.
Partiamo dal basso o, meglio, dal semplice: casualità classica. È quando il risultato è già deciso, ma tu non lo sai. Come la moneta lanciata: testa o croce non sono “magia”, sono solo meccanica più ignoranza. Laplace ci avrebbe scritto trattati, oggi basta un tutorial di YouTube.
Poi c’è il caos deterministico, che ha il suo marchio pop: la farfalla che batte le ali in Brasile e scatena un uragano in Texas. Edward Lorenz l’ha resa celebre nel ’72, ma già nel ’38 Lewis Fry Richardson ci aveva provato con un gabbiano. La morale scientifica è che i sistemi caotici sono talmente sensibili alle condizioni iniziali che qualsiasi piccola variazione può alterare il futuro. La morale pop, invece, è che puoi dare la colpa a un lepidottero per qualunque cosa. Il problema? Quel battito d’ali non è né sufficiente né necessario. Senza di lui l’uragano ci sarebbe stato lo stesso, grazie ai fantamiliardi di altre perturbazioni. E sì, tra queste ci sono anche eventi macroscopici evidenti, come correnti e temperature degli oceani, che pesano molto più di una farfalla brasiliana.
Infine, il livello “subatomico”: indeterminismo quantistico. Qui non parliamo più di ignoranza pratica, ma di vera indeterminazione: prima della misura, un sistema può essere in sovrapposizione di stati. Ma attenzione: la “misura” non è un tizio in camice che osserva, è qualsiasi interazione che scambi informazione con l’ambiente. A temperatura ordinaria, questo avviene praticamente istantaneamente: la funzione d’onda “collassa” e il mondo torna classico ai nostri occhi.
E qui arrivano loro: i guru quantistici da aperitivo, pronti a spiegarti che la MQ svela i segreti dell’amore e delle relazioni umane. In realtà, le interazioni tra persone sono governate da biochimica, storia personale e un tocco di caos deterministico — niente a che vedere con spin di elettroni o decadimenti radioattivi. Confondere complessità sociale con indeterminismo quantistico è come dire che la ricetta della carbonara dipende dalla posizione della Luna: suggestivo, ma inutile.
C’è però un punto filosofico che possiamo salvare: l’idea che tutto sia relazione. È antica quanto Eraclito, il Buddhismo e Spinoza, e sì, la MQ conferma che anche le particelle subatomiche obbediscono a logiche relazionali. Ma qui sta il trucco: in fisica “relazione” significa “stati definiti solo nell’interazione”, non “come ci sentiamo quando ci guardiamo negli occhi”. Rovelli lo spiega in versione dantesca, ma tra poesia e “new age” il passo falso è dietro l’angolo.
Quindi, la prossima volta che senti il terapeuta, il veggente o il guru di turno che ti parlano di “stati quantici e particelle sovrapposte”, ricorda cosa ti urlerebbe con buona probabilità Richard Feynman: “Corri Forrest, corri…”, scappa veloce come un fotone e non voltarti!
E attento a non inciampare nel gatto di Schrödinger, che stavolta è solo vivo.
🐈⬛ 😉